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Immagine del redattoreViola Monnalisa

AMICO, MI MANCHI

"L'ultimo dolore è sempre il più grande"


Le dita son partite in automatico per la consueta abitudine ad inviarti il buongiorno quotidiano.

Mi son fermata insieme al respiro: "A chi lo mando? Lui non lo leggerà più."

Mi scendono ora le lacrime, ora che ti ripenso, perché il sapere della tua morte, annunciata da giorni, non mi aveva sorpreso più di tanto. Piango adesso, adesso che i ricordi prendono il posto della presenza. Ti ho salutato stamani, quel corpo che non eri più tu, quel viso che non riconoscevo, solo il sorriso era il tuo: le labbra allungate e strette che anticipavano la battuta ironica che ne sarebbe uscita una volta aperte. Piango, perché mi mancherai. Piango per i pranzi veloci della pausa lavoro che non avrò più, per le storie di amori passati che, dopo tanti anni, scatenavano battute reciproche sulla nostra stupidità amorosa. Ridevamo delle pazzie fatte, delle ragazzate, delle notti insonni e dei rimorsi che avevamo preferito ai rimpianti. E Siena che tu amavi e che a me aveva portato via l'amore, la contrada e il quartiere, le tue seconde case e il mio inferno. Nemmeno gli stessi colori della squadra di calcio avevamo, antagonisti anche li, ma lo sfottò era ironico e maturo, come piaceva a noi. Compagno di trasferte a Roma per l'Italia del Rugby. Ogni volta perdeva ed ogni volta ci dicevamo che era l'ultima, era troppo soffrire così, ma poi puntualmente arrivava la telefonata: "Ci vai a comprare i biglietti?".

Mi mancherà il sistemati il cellulare ogni volta che ti si bloccava, scrivere le mail al posto tuo, perché "tu lo sai spiegare meglio", vederti sulla tua moto gialla o la tua lambretta rossa. Mi mancheranno tutti i colori che ti portavi addosso, i tuoi cappelli, l'eleganza dei movimenti, il sigaro tra le mani.

Amico recente, ma affine, quella sintonia che si crea tra persone che hanno lo stesso sapore per la vita, la stessa che dopo averti regalato corse pazzesche, ti ha portato via lentamente.

Te ne stai li, con le scarpette colorate, i pantaloni della vittoria, la camicia vezzosa con il colletto e i polsi bianchi, i colori della contrada e del quartiere appoggiati sul cuore, il cappello irlandese sul cuscino e sembri esser tu a dirmi addio.

Non so dove sei adesso, ma se di tanto in tanto tornerai da questi parti, non scordare di farmi un saluto.

Tu, i tuoi cappotti colorati, il tuo sigaro e la musica dei Queen.

Che te lo dico a fare? Lo sai, mi manchi già.

Perché l'ultimo dolore è sempre il più grande?

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