Dedico questo spazio a coloro che abbandonandosi sui cuscini del mio divano, si sono raccontati.
Li ringrazio per avermi concesso di raccontare le loro emozioni in questo blog.
Le loro esperienze di vita mi hanno resa più ricca, quel genere di ricchezza che è bello condividere.
A 24 anni mi sono sposata.
Per metà ero innamorata, l'altra metà voleva solo andarsene di casa.
Appartengo alla generazione di mezzo: insofferente alle convenzioni della vecchia cultura tradizionalista e nata troppo presto per la libertà attuale, quella di cui godono i nostri figli.
Così sono fuggita da una prigione per finire esattamente dentro un'altra.
Il matrimonio non era come avevo immaginato: i figli, la casa, il lavoro, il mutuo, le bollette, mi sono ritrovata ad essere mia madre, quando io volevo essere diversa.
Routine, noia, insofferenza.
Così quando mio marito mi ha tradita, la prima cosa che ho pensato, che fosse normale. Una conseguenza logica dei nostri sogni mancati. Noi dentro un meccanismo perverso che avevamo giurato di evitare.
Insomma, prima del dolore, prima della rabbia, ho pensato che lui ha fatto quello che forse desideravo fare anch'io.
Una storia di assoluta follia per galleggiare in quel mare freddo senza emozioni.
Sono arrabbiata con lui, sono arrabbiata con me, ma rimango.
Legata alla mia prigione.
Per metà sono ancora mia madre, l'altra metà ha ancora 24 anni e sogna di fuggire.
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