Dedico questo spazio a coloro che abbandonandosi sui cuscini del mio divano, si sono raccontati.
Li ringrazio per avermi concesso di raccontare le loro emozioni in questo blog.
Le loro esperienze di vita mi hanno resa più ricca, quel genere di ricchezza che è bello condividere.
"Amo questo racconto scritto con un'anima strappata e poi ricucita, ma assolutamente viva. Grazie per l'insegnamento."
"Ehi, chi ha spento la luce?"
Imprecai a fior di labbra, con disappunto, dentro di me.
Annaspai procedendo a gattoni nella profonda oscurità che all'improvviso era scesa nei meandri della mia mente.
Inciampai miseramente in uno degli orridi pensieri che, come infidi mulinelli, vorticavano in essa e precipitai in una voragine di disperazione dove il buio era più buio del buio.
"Odio il gioco del cucù!"
La mia voce rotta dal pianto rimbalzò in me come eco maligno, poi cadde con un tonfo sordo nel vuoto della mia solitudine.
Con discreto successo dopo anni di psicoterapia avevo stretto una complice amicizia con l'angelo vitale e con il demone mortifero che da sempre si contendevano, a colpi di scimitarra, la mia ambivalente psiche.
Ignoravo però che l'orribile mostriciattolo,sabotatore di cervelli umani, comunemente soprannominato follia, fosse annidato tra le volute della mia mente e che cibandosi subdolamente, con parsimonia, delle briciole della mia sofferenza, fin dalla mia più tenera età, ne sarebbe divenuto l'indefesso, feroce carnefice.
Alle soglie dei miei cinquant'anni, ben pasciuto, si eresse in tutta la sua possente magnificenza e, beffardo, schiaffeggiò, schiacciò, inondò e incenerì tutta la mia dignità.
Divenne, soffiando, vento suadente, montando, allettante onda gigantesca, gonfiando, devastante uragano e, divampando, rovente incendio.
E, tutto fu brace! E, tutto fu...cenere!
Dapprima l'orribile mostriciattolo iniettò nelle mie vene un'intensa vitalità che pervase tutto il mio essere con la luce intensa della gioia.
La vita ai miei occhi sfoggiava eleganti abiti di broccato dai colori sgargianti e in un turbinio di piacevoli emozioni giunsi a sfiorare le luminose stelle dell'euforia.
Inondò, poi, la mia mente di fervida immaginazione che divenne un braciere incandescente dove febbrilmente venivano forgiate incalzanti e imperiose idee su idee: creative, geniali, grandiose, e, infine, ahimè...pericolosamente folli!
Morfeo, mai, fu dio pietoso nei miei confronti!
Macabri, alacri, esserini notturni: "insonnia", "schizzo" e "plus", si prendevano incuria di me scaraventandomi in strade buie e deserte dove io, in preda a un'agitazione crescente e a orrende scariche elettriche, correvo all'impazzata incurante dei gelidi venti e delle piogge battenti.
Nelle mie meningi divampò un violento incendio che incenerì tutti i miei circuiti cerebrali.
L'infame mostriciattolo cambiò rotta, e, come vento caldo e appiccicoso mi tolse il respiro, m'intontì, mi avvolse in una spirale crescente di profonda malinconia.
L' intensa vitalità che pulsava nelle mie vene fino a poche ore prima giaceva, ora, ai miei piedi, come cencio lacerato dal troppo uso.
Come esile foglio, su cui più nulla è scritto, mi sospinse sull'orlo del precipizio ove giacciono le spoglie dei tanti suicidi, vittime di una cupa depressione.
"Liberatemi da me stessa!"
Fu l'urlo muto e angoscioso, di intensa ribellione che, forse retaggio di una psicoterapia ben fatta, scaturì dal profondo del mio essere in bilico sul vuoto di quell'abisso.
Il verdetto fu impietoso:
"Disturbo bipolare con l'aggravante della fibromialgia, depressione agitata, disturbo ossessivo compulsivo..."
Sgomenta, con lo sguardo terrorizzato, interrogai il luminare della clinica psichiatrica nella quale mi ero spontaneamente ricoverata.
Il professore, infondendomi coraggio, aggiunse con voce carezzevole che era un disturbo grave ma che si poteva egregiamente curare con i farmaci.
"Aprire con cura e maneggiare con cautela! Seguire con attenzione le istruzioni allegate!"
La scritta spiccava in bella calligrafia sul dono che uscendo dalla clinica stringevo, con trepidazione, tra le mani.
Un dono fragile ma prezioso: la mia vita!
La mia mente tornò a essere lucida, il mio corpo agile e, in poco tempo, la mia bipolarità divenne una ricchezza inaspettata.
Sono sprofondata negli abissi più profondi del dolore, mi sono arrampicata sulle vette scivolose di una gioia bugiarda.
Sono morta e risorta dieci, cento, mille volte, ma nulla mai buttererei di ciò che ho vissuto perché esso mi ha condotto...fino a qui!
L'Araba Fenice
Ti ringrazio ancora di aver voluto condividere con me, con noi, questa profonda esperienza di vita.
In questo blog parliamo di esperienze e di cosa farne di quelle esperienze, tu hai centrato in pieno il senso: trasformare il disagio e, nel tuo caso un disagio stravolgente, in una risorsa.
Dieci, cento, mille volte grazie.
Mi sei di insegnamento.
Viola Monnalisa