"...la mia libidinosa follia...e dei bollenti spiriti che l'animavano..."
(foto di oliver_sevreali_ph)
Sinistri cigolii provenivano da quella panchina immersa nel buio più profondo di una calda notte estiva in quel parco deserto e silenzioso di quella fatiscente cittadina termale a me sconosciuta.
Grondante di libidinosa follia (la mia di follia!) essa trasudava crescente e spasmodica eccitazione dei bollenti spiriti che l'animavano, alla ricerca di un intenso quanto effimero piacere sessuale.
La mia follia, sì...la mia ancora di salvezza!
"Io non ti amo, non ti ho mai amato e ti ho sempre ingannato.
Io non ti capisco quando parli, sei troppo complicata...sei una palla al piede!
Lei é una donna semplice, una che non ha studiato ma che possiede il fascino dell'avventuriera, ciò che tu non hai. Tu mi inibisci con il ricordo di quella violenza sessuale che hai subito da tuo zio.
E poi, tu, sei troppo buona, troppo bella, troppo intelligente.
Tu non meriti uno come me!"
Uno schiaffo in pieno viso!
Annichilita, confusa e intontita avevo ascoltato quelle parole taglienti come lame sapientemente affilate che mio marito, con tono beffardo e arrogante, mi aveva vomitato addosso insozzandomi con dolorose accuse e mandando in frantumi tutte le mie certezze, il mio essere donna, moglie e amante.
In realtà amante non lo ero mai stata, mio marito era sessualmente poco dotato e soffriva di eiaculazione precoce.
Da brava "crocerossina", io, oltre ad ascoltarlo e consolarlo mi ero presa anche in carico tutte le colpe dei fallimenti delle sue performances.
Una rabbia cieca e sorda esplose con veemenza dentro di me, aculei di odio e invidia mi lacerarono le carni.
Una rabbia distruttiva che però postuma si rivelò benefica e salvifica, artefice della conquista di una nuova consapevolezza di me stessa: una sconosciuta che nacque, piano, piano, da una donna alla deriva.
Assurdo, senza alcun dubbio assurdo, lasciare che quel tipo attraente, distinto, dotato di una colta loquacità mi prendesse per mano per condurmi con crescente frenesia in quel parco deserto a scottarmi tra le fiamme dell'eros.
Deplorevole, pericoloso, peccaminoso e insensato!
E invece...no!
Quell'incontro così carnale, quel sesso mordi e fuggi, facevano parte di un mio piano ben strutturato, nitido, concreto, forse a ben pensarci un tantino difettoso di logica perché partorito da una mente vacillante alla ricerca della sua autostima perduta. Ero certa che delegando uomini sconosciuti a frugare dentro alla mia sensualità e sessualità essi ne avrebbero accresciuta l'entità.
Assaporai il risotto di pesce fumante cucinato apposta per me da mani esperte.
"Delizioso!" Esclamai guardando l'uomo sconosciuto al di là del tavolo.
Nei suoi occhi lessi un respiro di complicità.
Il timore che il suo invito a cena, nella sua abitazione, potesse celare un tranello, la paura di essere uccisa e squartata si dissolsero all'istante insieme alla mia solitudine e alla mia disperazione che come fiamme di fuoco ardevano in me.
Abbracciata a quell'incontro furtivo, fortuito e rischioso assaporai una sessualità ricca di tenerezza, momenti di assoluta veridicità, spensieratezza e sincerità di sentimenti.
Il collezionista di donne, amante del sesso occasionale, si rivelò un uomo dalla vivace intelligenza, dalla rara sensibilità e dalla straordinaria empatia.
Senza accorgersene mi elargì doni a piene mani; i primi tasselli dagli incastri perfetti con i quali creai quel puzzle che negli anni mi offrì l'immagine di una donna finalmente libera da se stessa.
Il suo regalo più bello é qui, in questa scatola che tengo tra le mani...
L'Araba Fenice
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