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Immagine del redattoreTittinini

Ti regalerò una rosa

Aggiornamento: 30 gen 2022

Da: “lettera sulla psicanalisi di Italo Svevo” “E perché voler curare la nostra malattia, davvero dobbiamo togliere all’umanità quello che essa ha di meglio? Io credo sicuramente che il vero successo che mi ha dato pace è consistito in questa convinzione. I malati sono un’evidente protesta contro la ridicola concezione del superuomo come ci è stata gabellata.” Cara Zia, eri giovane quando, con una parola sola hanno definito la tua malattia con il nome di schizofrenia ed io ero piccola quando il tuo corpo ha dovuto subire le scosse elettriche facendoti indossare quegli "stracci" come li chiamavi te che dovevano essere legati insieme per farli aderire al tuo corpo , "che brutta questa moda di oggi" dicevi raccontando al tuo principe fiabesco.

Ero sempre piccola quando le tue manie ti facevano compiere gesti inconsueti e la tua voce parlava con immaginarie persone

Ero piccola. si, ma ti amavo (scherzosamente parafrasando) alla follia e ricordo di tutte quelle volte che ho fatto a botte anche con ragazzi più grandi solo per difenderti mentre risento l'eco della tua voce che mi diceva: "lascia stare , loro non capiscono" ... e le stesse volte lo rifarei per farti sentire fiera della tua "bobolina"

Crescendo mi sono documentata sulla tua patologia il cui nome deriva da “schizio” che significa divido e “frenos” che significa mente ed in parole povere “mente divisa”.

Ma divisa da che o da chi? Un genio dicevo io, un genio di Zia con due cervelli ! Perchè, per me che ho avuto l’onore di conoscerti, sapevo e so con certezza che tutto può succedere ma niente può accadere.

Ricordo che nei tuoi sogni avevi costruito un tempio, sogni che per la gente chiamata normale erano solo immagini inesistenti riflesse solo dentro i tuoi occhi e che invece tu sapevi allegramente leggere, interpretare , colorare e dargli un senso.

Tutto questo per dirti ancora oggi che per me sei stata uno spirito libero e che la parola “matta” più volte pronunciata dagli altri , non è stata la giusta definizione per la tua persona perchè almeno tu, in questo confine tra sani e pazzi, sei stata capace di conservare la tua dignità.

Perciò cara Zia, ovunque tu sia adesso, ti auguro di fare sempre sogni d’oro e d’argento, di ascoltare le tue voci che ti parlano e di mescolarle con la mia per farne un’altra fiaba.

Ora hai tutto un cielo per sognare.



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