"...una relazione tossica con un uomo che tanto pretendeva e nulla concedeva e sprecando inutilmente la mia vita per corrergli dietro nella vana illusione di poter essere da lui amata..."
"Ssst... il pesce non abbocca se non stai zitta!" Con occhi di brace mio marito mi ammonì severamente.
Mi sdraiai in silenzio allungandomi pigramente sul prendisole del gommone. Mi avvolsi nel telo da spiaggia nel vano tentativo di proteggermi dai cocenti raggi del sole del mezzogiorno. La pelle, cotta dal sole, mi bruciava oltre ogni dire.
Ma...tant'era, la felicità per me era quella!
La presenza di mio marito appagava tutti i miei sensi e mentre estasiata contemplavo adorante il suo profilo un'ondata gigantesca m'infradiciò da capo a piedi.
"Ssst... i caprioli fuggono via se non stai zitta!" Nei suoi occhi questa volta lampeggiarono lingue di fuoco.
Ripresi il cammino in silenzio cercando di mantenere l'equilibrio su quella discesa vertiginosa e, non fosse stato per quel maledetto sassolino che mi si conficcò nel tallone sarei riuscita anche a guadare quel ruscelletto melmoso che attraversava il viottolo senza rovinarci dentro.
Ma...tant'era, la felicità per me era quella!
I passi di mio marito si confondevano con i miei lungo il sentiero sconnesso e ogni poro della mia pelle godeva dell'afrore della sua presenza, intanto che il fango mi s' incrostava addosso.
"Ssst... ho sonno e, non riesco a dormire se non stai zitta!" Biascicò mio marito con la bocca impastata dal sonno: "Domani è l'ultimo giorno di caccia e la sveglia suona all'alba!" Egli puntualizzò con nota astiosa nella voce roca.
Era così appagante per me accucciarmi accanto all'uomo che amavo da più di quarant'anni. Il suo rumoroso russare per me era, ormai, una melodiosa ninnananna che faceva da sottofondo al mio beato sognare. E, quella sua capacità non comune d'imitare, con un impercettibile movimento delle labbra, la goccia che cade inesorabilmente, a intervalli regolari, in un qualsivoglia lavandino, la consideravo un gesto d'amabile affetto. Come a rassicurarmi che nella nostra vita di coppia venivano scandite solo certezze.
Uhm...però, che strani pensieri si rincorrevano nella mia mente in quella notte insonne di mezz'età, molto strani!
Era una luminosa mattina d'Agosto, il sole filtrando dalle persiane appena socchiuse illuminava la cameretta, di un bianco candore, dell'ospedale in cui mio marito era ricoverato. I suoi occhi mi guardavano smarriti e sbalorditi, unica sua parte del corpo che fuoriusciva dal sarcofago di gesso in cui era imprigionato. Appena risvegliato dall'operazione postuma all'incidente di cui era stato vittima, la mia voce l'inondò, come fiume in piena, con un groviglio di parole che, da troppo tempo inespresse, riuscirono a fatica a trovare la giusta collocazione.
"Strano incidente di caccia quello di suo marito, eh!" Commentò il chirurgo guardandomi fisso negli occhi, senza così notare quell'impercettibile, angelico sorriso che m'increspava appena le labbra.
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